Visioni concrete | Ermanno Leinardi

9/7 – 30/9 2021

Curator | Maria Dolores Picciau, Silvia Oppo, Antonello Carboni

Museo Diocesano Arborense | Oristano | Italia

La mostra, con le opere provenienti interamente dalla ricchissima collezione degli eredi Leinardi, presenta tutta la produzione pittorica di Ermanno Leinardi (Pontedera 1933- Calasetta 2006) con opere che ripercorrono l’intera produzione dell’artista dal 1954 al 2004. L’esposizione ricostruisce l’itinerario artistico di Ermanno Leinardi, che dagli esordi figurativi espressionisti, vicini a Matisse procede lungo le direttrici dell’informale prima e dell’astrattismo geometrico poi, sino alla scoperta della forma ellittica O, gli studi sugli spazi impossibili, definiti ambigui, e gli inganni percettivi determinati dal posizionamento delle figure geometriche sulla pagina bianca della tela. L’artista ha rappresentato per la Sardegna un simbolo della rivoluzione estetica portata avanti nei decenni Sessanta, Settanta da quei movimenti d’avanguardia, che nell’isola come in altre parti d’Europa, sono stati il megafono di un rinnovamento del linguaggio e dei canoni estetici legati ancora a rappresentazioni figurative. A quella frattura Leinardi arrivò nel 1960, dopo un tormentato periodo di silenzio ed essere rimasto folgorato dalle opere di Jean Fautrier alla Biennale di Venezia. Di quel periodo l’artista scrisse: ”Mi sconvolse Fautrier, di cui vidi 6 disegni a penna che mi hanno aperto un mondo che non conoscevo. Erano figurativi, ma il valore del segno prescindeva dalla figura. Ricordo forme femminili appena accennate che cantavano sul bianco del foglio”. Da quel momento Leinardi sposa completamente l’idea di un’arte logica, matematica, rigorosa che strizza anche l’occhio alle variazioni poetiche, di luce, spazio, colore, sperimentando varie tecniche come pittura a olio, acrilico, acquerello, grafica. Dopo aver accresciuto la notorietà internazionale grazie a importanti occasioni espositive a Zurigo, Francoforte, Lucerna, Parigi, in un dialogo sempre aperto tra la sua terra e il panorama internazionale e aver stretto amicizia con la critica italiana e d’oltralpe, Leinardi trascorre gli ultimi anni di vita a Calasetta dove nell’ex mattatoio riesce a creare un museo di arte concreta che racchiude una parte cospicua della sua collezione personale con le opere di Mario Radice, Philippe Morrison, Jean Leppien, Bice Lazzari, Max Huber, Lucio Fontana, tra gli altri.
Leinardi ha continuato anche negli ultimi anni di vita a battersi per un’arte severa, intransigente e rigorosa, puntando sul risveglio di un’isola ancora molto sonnolenta, e su un museo dal respiro internazionale come preludio di rinascita, che nel tempo ha perso completamento la vocazione e la linea che Leinardi aveva inteso e progettato.