In memoriam | Celestino Facchin

 

Celestino Facchin | Farra d’Alpago | Italia | 1940-2018

Celestino Facchin è riconosciuto come una delle figure più importanti dell’arte astratto-geometrica e cinetica italiana, grazie a una ricerca artistica che unisce rigore scientifico e sensibilità estetica, con un’attenzione particolare alla percezione visiva e al cromatismo.
Autodidatta, Facchin sviluppa sin dagli anni Sessanta un percorso creativo che esplora le possibilità del colore e della forma geometrica non solo come elementi estetici ma come strumenti per indagare la dinamica della percezione umana, ponendo il suo lavoro all’intersezione tra arte e scienza visiva.
L’aspetto centrale della sua produzione è l’indagine sul rapporto tra forma, colore e spazio, finalizzata a una stimolazione attiva della percezione dello spettatore. Le sue opere si caratterizzano per un controllo rigoroso delle geometrie, spesso basate su strutture modulari e sequenze ripetitive, dove il cromatismo viene calibrato con precisione matematica per creare effetti di vibrazione visiva e movimento apparente. Questa attenzione al dettaglio compositivo si traduce in un’esperienza percettiva che va oltre la mera osservazione passiva, coinvolgendo lo spettatore in un processo dinamico di lettura dell’opera, tipico dell’arte cinetica e dell’optical art.
Il periodo tra il 1968 e il 1971 rappresenta una fase fondamentale nel suo percorso, durante la quale Facchin si confronta con le avanguardie sudamericane in Argentina, Brasile e Uruguay, assorbendo stimoli e tecniche che arricchiscono la sua sperimentazione. Il ritorno in Italia segna l’ingresso nel collettivo “Sincron” di Brescia, un laboratorio artistico d’avanguardia dove collabora con figure di spicco come Bruno Munari e Gaetano Pinna. In questo contesto, Facchin approfondisce lo studio dei meccanismi della visione, integrando concetti di percezione ottica, movimento e interattività, che diventeranno elementi fondanti del suo linguaggio visivo.
Successivamente il trasferimento a Venezia gli permette di entrare nel gruppo “Verifica 8+1”, noto per la sua ricerca sperimentale sull’arte autogestita, dove Facchin amplia la sua attività anche in ambito didattico, trasmettendo le proprie conoscenze a giovani artisti e promuovendo un dialogo tra arte, scienza e tecnologia. Le sue opere si distinguono per un equilibrio perfetto tra rigore formale e sensibilità cromatica, spesso realizzate con tecniche miste che includono pittura, grafica e design, con particolare attenzione alla progettazione di oggetti funzionali come la lampada “AIRAM – NEODYMLITE”, che testimoniano la sua capacità di fondere estetica e innovazione tecnologica.
Le sue esposizioni in importanti sedi internazionali – da Los Angeles a Caracas, da Barcellona a Parigi – testimoniano la portata globale della sua ricerca, che si inserisce nel panorama internazionale dell’arte cinetica e geometrica con una cifra stilistica personale e riconoscibile. In Italia, il suo impegno si traduce anche nella partecipazione attiva alla vita culturale locale, contribuendo alla fondazione dell’Artecentro di Longarone e sostenendo il Circolo artistico bellunese, affermandosi come punto di riferimento per l’arte contemporanea nel territorio veneto.
Il contributo di Celestino Facchin all’arte astratto-geometrica si distingue per la capacità di integrare un’approfondita analisi scientifica della percezione con un’estetica rigorosa e innovativa, aprendo nuove strade nella comprensione del colore e della forma come elementi dinamici e interattivi. Il suo lavoro incarna una riflessione profonda sulle potenzialità espressive della geometria e della luce, proponendo un’esperienza visiva che coinvolge sensi e mente, trasformando la fruizione artistica in un processo di continua scoperta. Ancora oggi, la sua opera rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per chi si occupa di arte cinetica, optical e geometrica, continuando a influenzare e stimolare la ricerca contemporanea nel campo dell’arte visiva.